Meta. Per l’EDPB niente più pubblicità

Niente più pubblicità personalizzata su Facebook, Instagram e WhatsApp?


È praticamente questa l’ipotesi che si prospetta se Meta, la società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp, dovrà attenersi alle disposizioni indicate dall’EDPB (European Data Protection Board) lo scorso lunedì in merito al tracciamento pubblicitario personalizzato effettuato dalla società sui propri utenti, basato sui loro interessi e sulle attività online.

Infatti, ora Meta pone come base del trattamento i termini del contratto standard d’uso per proporre annunci pubblicitari in linea con le attività fatte dall’interessato sui propri dispositivi, senza una vera richiesta specifica di consenso a tale tracciamento, in contrasto con le norme del GDPR a cui si dovrebbe attenere verso i propri utenti facenti parte dell’Unione Europea.

Il Comitato Europeo per la protezione dei dati ha quindi chiesto al Garante irlandese di emettere sentenze e sanzioni in base alle sue linee guida verso la società di Zuckerberg proprio in virtù del fatto che la sede europea della società è in Irlanda.

Se queste disposizioni verranno confermate saranno un duro colpo per la piattaforma, che già ora, in Europa, ha visto un discreto calo delle entrate sul versante dei clienti con dispositivi della Apple, che dà la possibilità di impedire il tracciamento attraverso le sue app, a cui gli utenti hanno largamente aderito per tutelare la propria privacy.

Inoltre, anche sul versante statunitense, e più precisamente californiano, la società si è vista limitare questa capacità. Se si dovesse aggiungere il blocco totale in Europa, avrebbe serissime difficoltà ad utilizzare le informazioni sulle attività degli utenti sulla piattaforma per vendere pubblicità mirata.

Ci si aspetta che il buon Mark impugni queste decisioni, bloccando così l’applicazione delle disposizioni per mesi, se non anni, prima che possano venire imposte, e per il momento non è nemmeno valutabile l’impatto che potrebbe avere sull’economia della società, anche se sarebbe senza dubbio devastante.

Meta ha poi affermato che la decisione non è definitiva, e che “Il GDPR consente una serie di basi legali sulle quali i dati possono essere elaborati, al di là del consenso o dell’esecuzione di un contratto”, ha dichiarato un portavoce di Meta in una e-mail a MarketWatch. “Sotto il GDPR, non esiste una gerarchia tra queste basi legali e nessuna dovrebbe essere considerata migliore di un’altra. Ci siamo impegnati pienamente con le autorità di regolamentazione della Commissione per la protezione dei dati sulle loro richieste e continueremo a interagire con loro mentre finalizzano la loro decisione.”

Vedremo come andrà avanti la questione, e vi terremo aggiornati in merito, perchè crediamo che ne vedremo delle belle.

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