No a DRONI per il controllo dell’ordine pubblico e del distanziamento sociale

Il Consiglio di Stato ha deliberato contro l’uso dei droni per controllare il normale svolgimento dell’ordine pubblico.

Questo è quanto è successo ieri. 

In Francia, però.

Infatti il Ministero dell’Interno francese aveva già fatto alzare in volo sopra i cieli della capitale francese droni durante le manifestazioni che si sono svolte nei mesi precedenti, per controllare il rispetto delle misure anti-covid, e già allora il Consiglio di Stato aveva intimato lo stop, in quanto in violazione della privacy dei cittadini.

Ora la Prefettura di Parigi stava cercando di usare i propri droni per il semplice controllo dell’ordine pubblico, facendo scattare così la decisione d’urgenza presa ieri dal Consiglio di Stato.

Su segnalazione de La Quadrature du Net, una NGO francese che si occupa, da anni, di tutela dei diritti e delle libertà fondamentali nella dimensione digitale, Il CdS francese ha infatti ribadito che non si può ricorrere all’uso dei droni per la raccolta massiva di immagini per l’identificazione dei partecipanti a manifestazioni e cortei, soprattutto in assenza di leggi ad hoc che possano consentire al ricorso degli stessi, ma stabilendo vincoli e misure idonei a rendere legittima, sotto il profilo del rispetto della vita privata dei cittadini, l’iniziativa di controllo e sorveglianza.

Altro punto essenziale che il CdS ha dichiarato è che oltre ad eventuali leggi per l’ammissione all’uso, quest’ultimo può essere effettuato soltanto se non è possibile ricorrere ad altri modi meno invasivi e più rispettosi della privacy dei cittadini.

Ci si augura che anche in Italia si possa arrivare presto a decisioni simili per l’uso di droni sul territorio nazionale, in quanto lo stato di emergenza non può, non deve, essere la scusa per violare i diritti fondamentali dei cittadini, diritti sanciti nella Carta Costituzionale, quali la privacy dei cittadini.

“La privacy non è di ostacolo a garantire ai cittadini sicurezza e ordine pubblico né a consentire al Governo di adempiere ai propri obblighi in maniera efficace ma è un diritto fondamentale pari-ordinato rispetto agli altri – inclusi quelli alla sicurezza e alla salute pubbliche – con la conseguenza che prima di comprimerla in maniera significativa bisogna che ci si chieda se lo stesso risultato non sia perseguibile con soluzioni che determinano una minore compressione della privacy dei singoli e, soprattutto, mettere nero su bianco regole capaci di scongiurare il rischio di ogni travalicamento dei limiti democratici perché il fine non giustifica i mezzi, non sempre, non più, per la verità, ormai da diversi secoli.” Avv. Prof. Guido Scorza Componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali 

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